Damaged
Mostra fotografica di Alan Marcheselli
La fotografia istantanea è il mio piccolo mondo, lo amo ormai da sempre, da che ho memoria, su tutto mi ha sempre affascinato la possibilità di ottenere un reale pezzo unico, irripetibile, un’immagine che fosse solo mia.
Mosso sempre da questo tarlo, è iniziata la sperimentazione grafica, le varie tecniche di ” manipolazione ” , le mani spellate dall’emulsione o scottate dal troppo tempo passato a riscaldare le pellicole con qualsiasi cosa, macchine che esternavano il loro carattere e preferenze di pellicola mano a mano che le conoscevo meglio, insomma un mondo infinito da esplorare.
Quello che mi ha colpito come un fulmine qualche tempo fa, è che a parte poche elaborazioni come filtri interni e/o esterni , o prodotti analoghi, la fotocamera per quanto basica resta il perno della mia produzione … fotografica ? Artistica ? Bene, ho deciso di spostare questo perno !
Damaged è, credo, il passo obbligato del mio percorso fotografico, da fotografo e collezionista di fotocamere istantanee ho cominciato ad avere doppioni o macchine parzialmente danneggiate, ed è proprio su queste che ho deciso di costruire un progetto.
Fotocamere già incomplete e mal funzionanti diventano la base per un nuovo tipo di sperimentazione: oltre ai difetti già presenti in macchina vado a modificare manualmente le lenti snaturando così la matrice stessa del mezzo e portando l’immagine prodotta verso una nuova definizione di pezzo unico.
C’è poi una piccola componente di numerologia e forse superstizione fotografica: il numero otto è universalmente considerato come il numero dell’equilibrio cosmico, così, 8 sono le fotocamere scelte, ognuna dedicata ad una modella e per ognuna solo 8 scatti, ovvero il contenuto di un film pack.

L’autore
Chiamatemi Polaroider
Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o troppi pixel tra le mani e nulla di particolare che mi interessasse nei sensori CCD o CMOS, pensai di darmi alla fotografia integrale e vedere la parte istantanea del mondo.
E’ un modo che io ho di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione.
Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende un maggio umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi a fotografare al più presto.
Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola.
Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto a scattare istantanee.
Non c’è nulla di sorprendente in questo.
Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso la fotografia.
Alan Marcheselli







